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no in gruppi nella sala, dimenando la testa e stringendosi nelle spalle agli affanni del dabben uomo; e’ sedevano più a lungo che mai alla mensa, e trincavano più che mai valorosamente, e tutto per tenersi di buon animo. Ma la condizione della vedovata sposa era deplorabilissima. Aver perduto un marito prima eziandio d’averlo abbracciato — e tale un marito! se lo stesso fantasima n’era così grazioso e tanto nobile, che sarebbe stato vivente! Riempiva essa la casa di gemiti e di querele.
La sera del secondo giorno di sua vedovanza, ritiratasi nella sua camera con la men vecchia delle zie, la quale insisteva a voler dormire con lei; la zia, una delle migliori narratrici di storie di spiriti e di folletti della Germania intera, appunto raccontandone una delle sue più lunghe e più belle, vi si era nel bel mezzo addormentata. Remota era la stanza e dava sur un piccolo giardinetto. La nipote giaceva pensosa affissando gli occhi nei raggi della luna nascente sì come tremolavano in sulle foglie d’un alberella posta davanti alla gelosia. L’oriuolo del castello aveva allora allora suonato la mezzanotte; quand’ecco un dolce preludio musicale sollevarsi dal sottoposto giardino. S’alza essa frettolosa dal letto, e corre in punta di piedi alla finestra. Un’alta figura stava infra l’ombre degli alberi. Come alzò la testa e un raggio di luna gli cadde sul volto, cieli e terre! vede essa il fantasima sposo! Un alto strido viene in quell’istante a ferirle l’orecchio, e la zia, che svegliata dalla musica, l’aveva in silenzio seguita alla finestra, le cade in fra le braccia tramortita. Guarda essa di nuovo, ed il fantasima è sparito.
Delle due donne, la zia chiedeva allora le massime cure, perchè affatto fuori di se per lo spavento. Quanto alla giovane, eravi qualche cosa anche nel fantasima dell’amante, che sembrava renderglielo caro. Portava tuttavia la sembianza di maschia bellezza: e quantunque l’ombra d’un uomo atta non sia che poco a soddisfare gli affetti d’una spasimante ragazza, pure, ove aver non se ne possa la sostanza, anche quell’ombra riesce di consolazione. Pro-