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prima di domani — domani condurrete con voi la vostra sposa.”

“No! no!” riprese lo straniero con centuplicata solennità: “non è con ispose l’impegno mio — i vermi! i vermi mi attendono! Io son morto — mi hanno ucciso i masnadieri — giace il mio corpo a Wurtzburgo — a mezza notte devo là essere seppellito — la tomba mi aspetta — mi è forza tenere l’impegno!”

Balzò sul suo destriero, passò di corsa il ponte levatoio, ed il calpestio del suo cavallo presto si confuse col fischiare del notturno venticello.

Tornato il barone estremamente costernato nella sala, vi riferì l’accaduto. Due dame caddero subito in deliquio, altre si svennero all’idea d’avere banchettato con un fantasima. Era opinione d’alcuni che fosse quello il selvaggio cacciatore famoso nella leggenda germanica: parlavano altri di spiriti montani, di demoni boscherecci, di altri esseri soprannaturali, da’ quali fu un tempo il buon popolo della Germania aspramente defatigato. Uno de’ poveri parenti si avventurò a suggerire che poteva ben essere qualche scherzosa evasione del giovane cavaliere e che la medesima tetraggine del capriccio sembrava convenientissima ad un personaggio cotanto melanconico. Ciò peraltro gli tirò adosso l’indignazione dell’universa brigata, e specialmente del barone, il quale lo riguardava per poco meglio d’un infedele; cosicchè fu egli costretto ad abjurare al più presto possibile la sua eresia e tornare alla fede de’ veri credenti.

Ma quali si fossero i dubbi mantenuti, furono essi tolti compiutamente di mezzo dall’arrivo, il giorno appresso, di lettere formali, le quali confermarono la notizia dell’assassinio del conte e del suo interramento nella cattedrale di Wurtzburgo.

Si può ben immaginare la desolazione del castello. Il barone si rinchiuse nella sua camera. I convitati, venuti a stare seco lui in allegria, non istimarono di abbandonarlo nel suo abbattimento. Vagavano pei cortili, o s’accoglieva-