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un terreno ineguale, ascendente verso gli altipiani o verso le cime, così che la parete anteriore deve avere un’altezza più grande. I Romeni, nel loro passato minacciato, costruirono nelle valli o su punti difficili a scoprire; essi non scaglionarono le loro case sul declivio stesso delle colline come in Toscana e in altri paesi occidentali. Questa forma ha un’altra origine, è presa da un’altra nazione, per il tramite di un’altra classe romena: è una semplificazione e una diminuzione.
Su questo territorio, che vide sorgere e crescere la «signoria di tutto il paese romeno» chiamata ordinariamente: principato di Valacchia, in terra quindi di principi, di guerrieri, di nobili, sempre in agguato e perciò sotto l’influenza delle loro grandi e belle costruzioni, si avranno dunque delle case di mattoni, o anche miste di mattoni e di legno, a due piani. Il più basso è abitabile, pur restando di solito consacrato alla cantina, al deposito di bevande da vendere, e occupa generalmente la parte più importante della casa. Il piano di sopra, sorridente dalle sue molte finestre, munite per altro d’inferriate per precauzione, si appoggia su delicate colonnette di legno dai capitelli lavorati, secondo modelli visti nelle chiese — ciò che rimanda a un’altra arte — oppure secondo la stessa fantasia popolare, il che rientra nell’ambito dei nostri studi. Se nella regione della pianura la casa bassa a un piano, copiata su quella dei Turchi, connessa a sua volta con l’antico tipo trace, ammette un tetto di tegole convesse separate da scanalature longitudinali, qui invece si conserva il tetto alto di assicelle. La casa dei signori è divenuta quella dei contadini più ricchi e più fieri. È una forma completamente naturalizzata, come lo provano le numerose varianti che se ne hanno. Una ve n’ha, particolarmente curiosa, a Cartieni, nel distretto di Gorj. Ai due piani vi sono due balconi e quello del secondo piano continua a destra, mentre dalla stessa parte si vede al primo piano tutta una nuova