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fusa lungo i Carpazi da un lato e dall’altro fino alle loro più lontane ramificazioni a occidente. Ne deriva il pastore della Galizia, fino alla regione cracoviana, ove il «gorano», il «montanaro», ancora nel XVII secolo era chiamato valacco (1). L’Uzulo, Huțul, il cui nome deve venire da un soprannome romeno huț (cfr. i Moți della Transilvania occidentale, i Cuzo-Valacchi, da cuț, nel Pindo), in una regione interna, dai due lati della frontiera della Bucovina a nord, partecipa della stessa vita, e, nonostante il suo attuale dialetto slavo, senza dubbio fa parte anche della stessa razza. Questo pastore, con lo stesso costume e gli elementi della stessa lingua speciale si trova fino in Moravia, a occidente di Brno-Brünn; senza parlare della sua sporadica estensione nell’Asia Minore ove, in mezzo agli iurucchi turchi, simili a quelli che furono trasportati in Macedonia ove sussistevano ancora qualche anno fa, si trovano pure i pastori cristiani dell’Anatolia, discendenti da quelli che vi furono un tempo trasportati dall’amministrazione bizantina, durante le guerre e le rivoluzioni, e che conservano un gran numero di caratteri distintivi del gruppo pastorale romeno nella pratica del mestiere e nella lingua.
Se si volessero ricercare materiali presso altre nazioni balcaniche, il lavoro sarebbe particolarmente difficile. Per la Serbia si ha tutta una serie di volumi, frutto d’un lungo e paziente lavoro, sulle «abitazioni del popolo serbo» (2), ma la vita dei pastori non è però mai descritta sotto tutti i suoi aspetti, nè quindi sotto quello dell’arte prodotta da questa categoria sociale. Tanto meno si possono trovare delle infor-
- ↑ Lettres de Pierre de Noyers, Berlino 1859, pp. 59-60. Cfr. le note di M. P. Deffontaines in La Vie, XII, p. 236: «nei Beschidi son tali i Boiki, di origine valacca, che fin dal XIV secolo si infiltrarono attraverso le montagne: le loro abitazioni sono raggruppate in piccoli aggregati da dieci a venti case e il legno è di nuovo il loro materiale di costruzione, tanto per le pareti di tronchi d’albero, quanto per i tetti di assicelle».
- ↑ Nasélia srpskago naroda, edizione dell’Accademia di Belgrado.