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vero sulle camicie e sui grembiuli, fiorirono sulle «scorze» (scoarțe in romeno) che tappezzavano il suolo e le pareti delle case dei contadini, e insieme con questi fiori dai colori vivaci, trionfanti, uccelli, animali, figure umane rivestite del costume dell’epoca, furono sparsi nel disegno complicato e variopinto di quegli stessi tappeti. Invece delle linee precise della geometria artistica, si ebbero tutte le varianti di quello stile che fu pretenziosamente chiamato «filomorfo» e «zoomorfo». Mentre la Caramania e l’Asia Minore in generale — nella quale «Greci» e «Turchi» discendevano dagli antenati «brigi», frigi, parenti dei Traco-Illiri o piuttosto membri della grande famiglia trace, ricca di tribù dai nomi diversi — si contentavano della «stilizzazione» usata dagli antenati, la moda della Persia e dell’Asia centrale, con le sue copie dell’Estremo Oriente, dalle forme d’una varietà infinita, giungeva nella Macedonia, nella Serbia — comprese la Bosnia e l’Erzegovina — e conquistava la Piccola Valacchia, l’Oltenia romena. Nello stesso tempo il filo d’oro, invece di traversare discretamente il ricamo delicato dell’arte antica, come si conservò soprattutto nelle regioni romene, ed anche, malinconicamente aristocratico, nella Bulgaria dei Balcani propriamente detti (costume di Orkhanieh e dei dintorni) si estese su tutto il tessuto, lavorato pure con filo d’argento, ovunque vi fu un Pascià, un bei, una guarnigione turca in paese occupato e dominato, lungo il Danubio e attraverso tutto il Banato, come pure da un capo all’altro della penisola balcanica (1)

  1. In tutte queste regioni le collane e anche i berretti di monete d’oro e d’argento sono, di regola, un’altra importazione della moda turca. Cfr. Haberland, op. cit., p. 16, che ignora l’impiego non meno ricco di queste monete nelle collane delle donne del Banato, romeno e serbo. In Valacchia e in Moldavia questa esibizione della dote come oggetto d’ornamento è tutt’altro che comune.