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che noi abbiamo inteso un argomento il quale, svolto logicamente, può fornire tanti nuovi materiali alla conoscenza dei prodotti artistici dello spirito umano. L’artefice, anche se indigeno del sud-est europeo, non segue però la tradizione dei suoi paesi d’origine; il suo lavoro è una copia goffa, talora mostruosa, di opere occidentali o di modelli asiatici.

Noi crediamo di poter provare in seguito che l’arte dei «barbari» del nord, l’arte geometrica — diciamolo subito — , l’arte della natura stilizzata, ha influito in un certo momento su quella della Grecia antica, che nell’epoca cretese, sotto forti influssi orientali, e sopra tutto egiziani, osò riprodurre la natura sotto tutti i suoi aspetti, con tutti i suoi colori, in tutti i suoi movimenti e atteggiamenti. Sposando alla civiltà asiatica dell’Oriente millenario un’altra civiltà molto più antica, di un’età per così dire geologica, arte delle nazioni aborigene, a partire dai Celti e dai Baschi fino ai Traci e agli Illiri — i meglio dotati dei suoi rappresentanti, — si giunse a creare quell’arte ellenica di verità e di formula, di realtà e di astrazione, di realismo e di idealismo al tempo stesso, che è ancora, per la maggior parte dell’umanità civile, l’immagine stessa, insuperabile, della bellezza.

Ma nessuna influenza fu esercitata da tale arte mista, complessa, estremamente delicata e manifestamente artificiosa nella sua composizione, sull’arte stessa dei barbari iniziatori, capaci, sia per razza che per costumi e attitudini, di rendere la bellezza a modo loro. Sugli stessi Sciti della steppa, che si estendevano nelle loro peregrinazioni pastorali e guerresche dagli Altai ai Carpazi — (e nessuna parte ebbero essi nell’arte di cui ho parlato, arte che non ebbero bisogno di prendere dagli altri, poiché potevano vantarne una superiore, di imitazione), — la civiltà ellenica non fece presa in tale campo. In quella che si chiama arte scito-ellenica — dopo aver fatto omaggio della sua invenzione alle razze germaniche, i Franchi merovingi e i Goti di Spagna, — se la tecnica fu quasi