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a volar via, il che probabilmente ci richiama agli usi rituali di antichissime religioni scomparse. L’ornamento dipinto riproduce tutte le forme dello stile lineare, astratto; un altro, in rilievo, presenta delle stelle, dei fiori, delle conchiglie: modo questo assolutamente originale, ma che sembra preso nella sua essenza dalla ceramica d’Occidente.

Noi abbiamo, per i paesi romeni, sufficiente materiale, pubblicato o inedito, per tentare una sistemazione basata su antichi esemplari.

Scartiamo subito quanto di solito è presentato come ceramica popolare romena in Transilvania, quei vasi affilati con una sola ansa o senza, e un collo leggermente svasato, che sopra un fondo generalmente bianco hanno delle figure turchine, verdi, gialle, brune, riproducenti spesso dei grandi fiori aperti, uscenti da un ricco fogliame, e talora uccelli, o anche animali isolati, come il cervo dei cacciatori occidentali. È impossibile non vedervi l’antica moda germanica, quale sussiste ancora nelle stoviglie rustiche, o alla rustica, dell’Alsazia. Sebbene derivino alcuni elementi stilizzati dalla tradizione traco-illirica, — foglie, spighe, queste ultime specialmente, punteggiate — , pure sono di fabbricazione sassone, come lo mostra del resto anche l’uso di iscrivervi la data. Fatti apposta per questi villaggi romeni, erano venduti dagli Zingari, piuttosto che nei mercati o nelle botteghe. Da anni non se ne fabbricano più, perchè l’industria ha vinto questa modesta concorrenza, che ha dato degli esemplari interessantissimi come forma, colore e disegno, ma specialmente come tentativo di mescolare due diverse civiltà artistiche. Aggiungiamo che questo tipo transilvano è penetrato anche, com’era facile avvenisse, in alcuni distretti montuosi della vicina Valacchia. Delle fiasche, analoghe di forma a quelle dei Balcani, hanno una decorazione simile e appartengono alla stessa corrente.

I veri prodotti del vasellame romeno si trovano qua e là