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della somiglianza con un bottone di fiore), ossia i piccoli gomitoli che corrono da un capo all’altro durante il lavoro del telaio. Ma il maggiore sforzo di decorazione, fatto dagli uomini, si esplica nelle rocche, che fan parte della dote delle fidanzate, regalo di valore per la nuova famiglia, e che spesso, nelle riunioni serali, le șezători1(da a ședea, sedersi; lavoro seduto), sono un mezzo per rivaleggiare con le altre donne, e sono anche, secondo una pessima abitudine, almeno in Transilvania, l’oggetto su cui si sfogano gli scherzi dettati dalla manìa di distruzione dei giovani, quando le veglie volgono al termine.

Per rendere più bella questa «forca», furcă, così detta dalla estremità forcuta che le sta sopra, l’artista si rivolge a tutti i campi della decorazione. Sul corpo, rettilineo o spezzato, rigonfio qua e là, o rotto in parecchi pezzi, di questo ordigno essenziale, che è come lo scettro rispettato delle donne avvezze a filare anche mentre camminano, con un gesto di sovrana imponenza, quasi in un riflesso di odissea, si trovano la punteggiatura, la stella, la croce semplice, il crocifisso di chiesa, la croce con le estremità ad anello, le foglie lanceolate, le braccia incrociate dell’X, gli angoli, le linee parallele, i rombi, i circoli bianchi e neri alternati, la serpentina, la foglia di trifoglio, la spiga di grano. Da ogni parte si raccolgono i particolari; questo ricorda la serie delle tavole scolpite del chiuso, un altro i «ruscelli» della camicia, un terzo la campanella dei fiori montanini; e v’è anche l’imitazione del tetto, della «guglia» che gli sta in cima, delle croci sulla strada maestra, delle ruote del carro, delle corna del bue; certe linee son quelle dei manoscritti ornati, e delle lettere d’ogni forma vengon fuori per indicare il diritto di proprietà della donna che conserva questo documento della simpatia ispirata, del lavoro fatto con infinita discrezione.

  1. D. Comșa lo dice nella sua prefazione alla raccolta di sculture in legno (v. la bibliografia).