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Nulla manca, in questo lavoro d’amore profondo, di raccoglimento quasi religioso, degli ornamenti che abbiamo descritti nel capitolo della casa e del vestiario. Il pastore artista raccoglie tutto quanto ha visto e vi aggiunge, nel campo stesso della geometria di stile arcaico, le raffinatezze della propria immaginazione particolarmente spontanea.

L’oggetto è dapprima tutto coperto da un lavoro delicato di punteggiature, di tratteggi, di zig-zag angolosi, su cui risaltano fortemente le decorazioni più nette e originali. Si ha la croce e il rombo, la stella, la serpentina, la rosetta, le foglie lanceolate, e anche degli ornamenti in linea curva che ricordano le «cinture», gli astragali di mezzo delle pareti esterne delle chiese. Mai, neppure sulla parte curva del pomo, che pure vi si presterebbe, si ha il tentativo di riprodurre una testa di animale o d’uomo, come nelle pipe di lavorazione originariamente popolare dell’Occidente. Parti chiare contrastano con quelle annerite dairacciunularsi di tratti minutissimi; si hanno anche i quadrati bianchi e neri come negli scacchieri. Spesso, un’incisione più profonda crea una specie di sporti di finestre nella lunghezza del legno, Dei fogli di metallo inchiodati sono sottoposti a un’analoga elaborazione. Qualche rara volta il materiale è intagliato in modo da creare parecchi registri nel senso della larghezza, con dei rigonfi e degli angoli rientranti.

Il flauto del pastore, che ha lo stesso nome, fluier, che presso gli Albanesi, eredi dei Traci per una buona metà, almeno, della loro lingua, può essere decorato nello stesso modo. Negli esemplari più semplici, che i mercanti ambulanti offrono agli acquirenti, appaiono anzi delle linee d’un lavoro più facile.

Ma nella cintura del custode di mandrie si trovano degli utensili che spesso, per il suo paziente lavoro, raggiungono le più ricche forme di ornamentazione, come la scatola che contiene il rasoio, l’astuccio di legno del coltello, la «tasca»