Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
84 | capitolo v |
origine rumena, che i Turchi volevano avere e punire per le sue velleità d’indipendenza.
6. Ma ora i principati rumeni stavano piuttosto sotto l’influenza della cultura germanica ed, in quel che riguarda la Moldavia, anche polacca, senza contar le relazioni sempre più strette coll’Oriente greco e turco. Gl’Italiani però venivano in questo tempo, come agenti politici, in Moldavia e Valacchia, e qualcheduno notava anche quanto vi aveva veduto. Così fece Della Valle, a cui i monaci di Dealu, della scuola dì Macario, il quale diventò Metropolita del paese, parlarono dalla discendenza romana, che aveva sostenuta già Enea-Silvio de’ Piccolomini; poi Tranquillo Andronico, un Dalmatino di Traù Ragusini s’incontrano nelle città rumene già nella seconda metà del secolo decimo quinto. Quest’ultimo scrive così sulla lingua e le usanze dei Rumeni:« Si dicono Romani, ma non hanno niente di romano che la lingua, anch’ essa molto corrotta e mista di idiomi barbari: forse trassero dai Romani le civili discordie ed il tirannicidio, perchè raramente i loro Voevodi finiscono di morte naturale; non c’è nessuna misura e nessun fine nelle inimicizie: fratelli e cognati di principi sono sospetti a questi, che non gli lasciano star nel regno; se vengono presi, gli uccidono, ovvero, se sono vili, gli si fanno tagliar le narici per non poter poi, in quanto diformi, esser ammessi al principato. Nissuna