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letto, ma energico, istancabile e con alto senso della dignità d’un principe.

Nel 1526 Lodovico II, rè di Ungheria, periva nella catastrofe di Mohàcs, e una larga parte della sua eredità diventava il Pascialico di Buda, un’altra quello di Temesvàr. Ferdinando, fratello di Carlo Imperatore, prendeva i comitati del Sud, Ovest e Nord e fissava in Pressburg o Posonia la sua residenza ungarica. La Transilvania ed il territorio fino al fiume Tissa furono ritenuti dal Vaivoda Giovanni Zàpolya e poi dal suo figlio colla principessa polacca Isabella (figlia anch’ essa di Bona Sforza).

Il Moldavo ambiva la possessione di questa Transilvania dove, umiliati, perseguitati e scontentissimi, vivevano tanti contadini rumeni; i Siculi erano disposti a sostener le sue pretenzioni. La lunga guerra tra Ferdinandisti e Zàpolyani gli teneva sempre aperto l’ingresso nel paese, e nella battaglia di Földvàr presso a Corona i Moldavi guadagnarono una grande vittoria. Assediò Corona stessa ed ottenne la cessione della città di Bistritz e delle miniere di Rodna con tutto il territorio vicino. Cercò di riprender ai Polacchi la Pocuzia, ma ebbe il peggio nel combattimento di Obertyn (agosto 1531), descritto anche in una lettera italiana di Ercole Dalmata, viaggiatore in Moldavia. Il Sultano Solimano il Magnifico andò in persona per scacciarlo nel 1538: la Moldavia perdette allora la sua città di Tighine sul Nistro, vecchia dogana verso il deserto tartaro che me-