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prime influenze italiane sul popolo rumeno,ecc. | 39 |
durata lunga e, finalmente, in Moldavia, quella di Seret, il di cui titolo si conservò anche più tardi, quella di Baia o Moldavia, di breve esistenza, e poi quella di Bacău o Bacovia, ove non dimorarono mai i prelati, polacchi per lo più, che s’intitolovano vescovi bacoviensi.
Tra i Dominicani che nel secolo decimoterzo servivano alla propaganda latina in questi confini dell’Ungheria ve n’erano senza dubbio anche d’italiani, come poi anche trà i Franciscani che gli sostituirono dopo il 1324. Vito di Monteferreo, nominato nel 1332 nuovo vescovo di Milcov o Milcovia, pare esser stato piuttosto suddito di rè Carlo-Roberto; il suo successore lo era certamente. Un terzo vescovo di Milcovia, di nazionalità incerta, adempiva nel 1348 le funzioni di ambasciatore ungherese in Venezia. Tutti i vescovi titolari di questa sede che si ritrovano fino dal secolo decimosesto appartengono al clero d’Ungheria.
Ma nel 1350 un Spalatino, Antonio, dell’Ordine dei Minoriti, si presentava alla Curia colla buona nuova che rè Lodovico aveva guadagnato pella Santa Sede «una parte della gran nazione dei Vlachi, che vivono circa le frontiere del reame ungherese verso i Tartari»; domandava per sè stesso la dignità vescovile, conoscendo come missionario in queste parti «la lingua di questo popolo semplice». Per non portar offesa al prelato che aveva ottenuto la successione di Milcovia, questa domanda venne respinta, ed, in seguito di ciò la Moldavia