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34 capitolo iii


gismondo che doveva esser l’irrequieto Imperatore d’Occidente, e le lettere greche dello scrivano Antipa di Licostomo andavano con notizie guerresche pella via di Pera a Costantinopoli stessa. I perperi genovesi, i ducati «ianuini», chiamati anche tartari, la moneta d’argento dei Genovesi correvano presso i Tartari, Russi, Poloni, Lituani e Rumeni e non erano preggiati meno della moneta bizantina. In Valacchia compravano i Caffesi, nel 1410, le campane per tre delle loro porte.

4. Nel 1387 il figlio e successore — primo ed ultimo - del dinasta bulgaro, Ivanco, nuovo principe di questa «Zagora» pontica, rinnovava le relazioni coi Genovesi; i suoi ambasciatori Costa e Ciolpan le sigillavano in Pera: si riconosceva ai Genovesi ’l diritto di tener il loro consolo in Licostomo ed anche in altre possessioni di Ivanco, con chiesa e loggia del commune; l’esportazione dei grani rimaneva libera; il dazio era fissato a uno per cento; 100.000 perperi sarebbero pagati per colui che contraverrebbe a questi articoli. Nel 1396, quando Sigismondo, vinto a Nicopoli, passava per Licostomo nella sua fuga verso Costantinopoli e la sua costa dalmatica, e pensava farvi imbarcar le sue truppe che dovevano andar a Gallipoli, Ivanco era già sparito, e Mircea, il «Domn» valacco, occupatore dell’eredità di questo principe bulgaro, «terrarum Dobrodicii dispotus», assicurava ai mercanti l’osserva-