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32 | capitolo iii |
i loro mercanti approdavano a Soldaia e principalmente a Tana, il porto alle bocche del Don (tartarico Tem). I Genovesi stabilirono prima del 1290 la colonia di Caffa, che diventò nel secolo seguente la metropoli di numerosi altri prosperi stabilimenti. Nel 1341 si creò per tutto questo complesso di città genovesi nell’Oriente tartaro, nel paese dei Cazari, un’officio speciale della Gazaria italiana. Nel 1365 Soldaia era riunita a questo splendido dominio coloniale, che potè resistere ad ogni sforzo dei nemici, tra i quali annoveravansi anche i gelosi Veneziani. Ma lo sviluppo di Caffa non rese inutile l’attività della Tana veneta.
Le navi italiane cercavano in queste contrade schiavi, pelli, carni salate, caviale, legna, ma innanzi tutto grani. Il privilegio di caricar biada è rinnovato nel trattato conchiuso trà Veneziani ed Imperiali nel 1285, e poi in quello del 1303. Nuovi «caricatori» si guadagnarono nel secolo quartodecimo: cioè alla bocca del Nistro, dove esisteva da tempi antichi la «città nera» dei Greci, Maurokastron, che gl’Italiani nominavano Mauocastro, Maocastro, poi Moncastro, mentre pei Rumeni, che conoscevano l’altro nome, di Asprokastron, era la Città-Bianca, Cetatea-Albă; poi sul Danubio Inferiore, nell’isoletta di Licostomo (sul «braccio del Lupo») o di Chili, rum. Chilia, dal nome d’un vecchio eremitaggio. I Genovesi vi dimoravano verso il 1360 e proibivano la compra del grani ai Veneziani che non volevano associarsi con essi loro. Malgrado le pro-