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14 | capitolo i |
Marco-Aurelio per impedir il gran movimento irresistibile della razza germanica verso le provincie del suo Impero fu vano. Questi Goti federati, sempre pronti a ribellarsi per estender la loro dominazione o per arricchirsi colla preda dei territori vicini, diedero in quel tempo un’Imperatore nella persona di Massimino, nato «ai confini tracici», da barbari parenti. Decio cadde in una lotta coi nuovi nemici di Roma, sulle sponde del Danubio. Verso l’anno 271 Aureliano prese finalmente la risoluzione disperata di abbandonar le «tre Dacie» che Roma non poteva più difender effettivamente. Una nuova Dacia, l’Aureliana, fù stabilita sulla riva destra del fiume e ricevette l’intiero apparato amministrativo e militare. Mà i coloni dacici, già avvezzi a questa «barbarie» sempre più civile, che rassomigliava alla loro decadente civiltà, questi contadini e pastori che discendevano dai cittadini del tempo di Traiano ed Adriano, rimasero nella loro dacica eredità. Tra gli abitanti delle due rive non si osservava differenza alcuna: soltanto nell’antica Dacia, dove i gotici alleati dominavano secondo i trattati conchiusi coll’Impero, quest’Impero non esisteva più. Ma Romani per lingua, per cultura sussistevano ancora e si assimilavano sempre più le nazioni immigrate: prima germaniche, poi slave.
9. Nel secolo sesto numerosi Slavi abitavano al Nord del Danubio e scesero poi in quella Dacia Aureliana che aveva già ricevuto i Goti di Atanarico e Fridi-