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il risorgimento rumeno 171


sconfisse le forze militari russe, scacciandole verso il Danubio, il Gran-Duca Niccolò, generalissimo, fratello dello Zar Alessandro II, inviò al principe Carol un telegramma in cui domandava, riconoscendo l’imminente pericolo, la partecipazione dei Rumeni alla guerra. Sotto il comando del principe Carol i due eserciti combattero uniti davanti Plevna. A Griviţa le truppe rumene diedero una splendida prova della loro tenacità, ubbidienza e disprezzo pella morte. Dopo un lungo assedio Osman si rendeva al colonnello rumeno Cerchez.

La Russia negoziò da sola il trattato di San-Stefano, che creava la grande Bulgaria fino al Mar Egeo e riprendeva alla Rumenia alleata, dopo tanti sacrifizi, i distretti della Bassarabia, offrendo in iscambio la provincia di Dobrogea, antica eredità di Mircea. In vano protestarono Kogălniceanu, ministro degli Esteri, e Brătianu, primo-ministro, davanti ai membri del Congresso di Berlino presieduto da Bismarck, che doveva rifar il trattato in senso meno minaccioso pegl’interessi europei. La Rumenia non cedette il territorio che gli si rapiva, contentandosi di ritirar l’amministrazione e le truppe; la Dobrogea venne occupata militarmente dal principe. L’evacuazione del territorio rumeno dagli eserciti russi si fece tardi e con rammarico. Finalmente il riconoscimento dell’independenza rumena fù fatto dipendere dalla condizione di naturalizzare i 500.000 Ebrei di provenienza galiziana e di lingua tedesca che da un mezzo secolo avevano invaso la Moldavia; il voto