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170 capitolo vii


la nuova patria e quell’invincibile rispetto alle leggi, ch’egli aveva appreso dall’esempio de’ suoi». Uno di coloro che più sinceramente salutarono il nuovo regno, Ştirbeiu, scriveva ad uno dei suoi figliuoli: «Bisogna che gli uomini che si sentono qualche valore sostengano il Governo del principe Carol come ultima ancora di salvezza e lo servano con divozione e piena fede nell’avvenire... Il principe hà un fondo di nativa onestà e di grande lealtà e non domanda altro che di essere nobilmente assecondato.» I soli Bibescu e Sturza, tra i principi che avevano cessato di regnare, si mostrarono irreconciliabili.

16. L’opera principale del nuovo regno fu la guerra contro i Turchi e l’independenza (1877-8), a cui tenne poi dietro la proclamazione del regno di Rumenia. La Russia aveva suscitato fin dal 1876 la ribellione dei «fratelli slavi» nel Balcano; sul principio del 1877 si venne alle armi. La Rumenia conchiuse una convenzione militare pel transito degli eserciti russi, e subito poi, ai 22 maggio 1877, le Camere proclamarono l’indipendenza. Erano già arrivati i Russi, i quali si rivolsero agli «abitanti» e trattarono l’amministrazione con disprezzo ed oltraggi; a Bucarest l’entrata dei reggimenti imperiali fù ricevuta senza nessuna mostra d’entusiasmo: molti piangevano. Il concorso del giovane esercito rumeno venne sdegnosamente rifiutato. Ma, quando il commandante di Plevna, Osman-Pascià,