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il risorgimento rumeno 167


fin dalla convocazione delle Camere l’intenzione di abdicare, se l’interesse del paese lo richidiesse: «L’occasione avendomi fatto mentovar la mia persona, vi dichiaro in questo momento solenne che la mia unica ambizione fù quella di conservarmi l’amore del popolo rumeno, di esser veramente utile alla mia patria, di mantener i suoi diritti inviolati. Siate convinti che non vorrei detener un potere che posasse unicamente sulla forza. Come capo della nazione, o in mezzo a voi, sarò sempre col paese e per il paese, senza altri fini che la volontà nazionale ed i grandi interessi della Rumenia. Voglio che ben si sappia che la mia persona non sarà mai d’impedimento a qualunque atto che permettesse di saldar l’edifìzio politico alla di cui fondazione fui felice di aver contribuito.

«In Alessandro Giovanni I, principe dei Rumeni, i Rumeni ritroveranno sempre il colonnello Cuza, il quale proclamò nell’adunanza ad-hoc e nella camera elettiva moldava i grandi principi della rigenerazione rumena e il quale, essendo principe di Moldavia, dichiarò ufficialmente alle alte Potenze garanti, nel momento in cui accettava anche la corona della Valacchia, che accoglieva questa doppia elezione qual’espressione indubitabile e duratura della volontà nazionale per l’Unione, ma unicamente come un deposito sacro.»

Nel febbraio del 1866 dei cospiratori militari entrarono di notte nel palazzo e domandarono a nome