Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
il risorgimenro rumeno | 159 |
della sua nazione, prese il posto che Sturza aveva dovuto finalmente abbandonare.
I rivoluzionari moldavi tornarono e furono i conseglieri di un principe che rappresentava le loro idee. Ma gli autori della Repubblica di Bucarest non furono ammessi nel principato che Ştirbeiu amministrava con intelligenza ed attività. Stavano a Parigi e si servivano di libri, giornali e relazioni personali per far conoscere e simpatizzare in Occidente la causa della libertà rumena, di quella Rumenia unita, ultimo loro ideale. Giovanni Brătianu, Costantino Rosetti — di famiglia levantina — , e Ghica si preparavano così al gran ruolo che dovevano giuocar poi in quel Stato che la loro generazione aveva potuto formare.
10. La guerra di Crimea fù il segnale della liberazione rumena. Il Piemonte di Cavour, che prese la sua parte alla guerra contro la cinica prepotenza russa nell’Oriente cristiano, lavorava a crear l’«Italia una» e contribuiva così, coll’aiuto dello stesso Imperatore Napoleone III, a dare ai Rumeni i loro diritti nazionali, almeno in quanto le circostanze lo permettevano. Le speranze degli Austriaci che, dopo la ritirata dei Russi, avevano occupato i principati e vi avevano mandato generali italiani come Coronini, cercando di guadagnar così i cuori della popolazione per una futura annessione, si dimostrarono vane.
11. Il trattato di Parigi (1856) rese alla Moldavia i tre