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152 capitolo vii


annunziar la libertà e la giustizia ai poveri di questa terra, ai suoi fratelli rumeni che tutti sprezzavano, ingiuriavano, spogliavano e percuotevano. Entrò in Bucarest come un principe, ed i boiari, per la più parte semi-grecizzati, dovettero considerarlo come tale, non senza aspettar l’ora della vendetta. I Turchi stavano per entrar nel principato, quando Ipsilanti, che aveva guadagnato da parte sua un capitano albanese di Tudor, lo fece catturare ed ammazzare miseramente una notte nelle vicinanze di Târgoviște. Gittato il suo cadavere in un pozzo, non fù mai più ritrovato.

4. Già i boiari valacchi, ma specialmente quelli moldavi, ridimandavano gli antichi diritti nazionali del paese; un partito sperava poter avere una Repubblica aristocratica. La Porta sciolse il problemma nominando rumeni principi: Giovanni Sturza in Moldavia, un vecchio patriarcale, e Gregorio Ghica in Valacchia. Regnarono fino alla nuova invasione russa del 1828, continuata da una occupazione di due anni, proseguita anche dopo la pace di Andrinopoli che rendeva ai principati la sponda danubiana occupata da tre secoli dai Turchi ed assicurava ai principi un regno a vita. Il governo russo, col generale Kisselev, un volterriano filantropo, eccellente amministratore, durò fino che due commissioni di boiari ebbero elaborato la nuova costituzione del Regolamento Organico, la quale creava «Adunanze generali» per controllar le finanze e l’amministrazione e sostituiva all’aristo-