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Il risorgimento rumeno.
i. Nel 1821 scoppiava nei principati, sotto l’influenza dei moti revoluzionarì prodottisi nel Piemonte e nel regno di Napoli, e non senza connivenza per parte della Russia, che voleva crear nuove difficoltà al suo nemico secolare, la rivoluzione greca. Il figlio di Costantino Ipsilanti, Alessandro, generale dello Zar, passava il Prut, occupava Iassy e spingeva i suoi improvisati guerrieri fino a Târgovişte, l’antica sede dei principi della Valacchia. A Drăgăşani vicino all’Olt e a Sculeni sulla frontiera russa dovevano cader poco, dopo immolati il piccolo numero dei degni difensori della causa ellenica. Ma le speranze che i Rumeni avrebbero aiutato la rivoluzione si dimostrarono vane. Essi stessi avevano già trovato un’altro ideale.
Nel 1698 Atanasio, vescovo dei Rumeni ortodossi di Transilvania, che s’intitolava Metropolita ed aveva relazioni gerarchiche colla Chiesa valacca, accettava, consigliato dai Gesuiti che proteggeva il Governo imperiale, per rialzar la sua propria situazione e quella del suo clero, l’Unione colla Chiesa romana. Non potè conseguir il suo intento, la resistenza dei nobili unghe-