Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
decandenza politica e sociale | 143 |
neutralità del loro territorio e l’esercito nazionale.
Ma non fù che nel 1802 che Turchi concedettero il termine settennale pel regno dei principi, che, difatti, furono cambiati quasi a beneplacito. Già, colle commozioni politiche dell’era napoleoniana, si andava in contro ad un’altra occupazione. Nel dicembre del 1806, colla prima neve, i Russi entravano in Iassy e in qualche settimana s’impadronirono anche di Bucarest. Napoleone riconobbe l’annessione dei principati alle provincie del suo amico Alessandro I, e gli agenti diplomatici abbandonarono i loro posti. Le iscrizioni delle chiese mentovano il regno del «potentissimo ed ortodosso Zar». Sotto Costantino Ipsilanti, che doveva morir a Chiev, e poi sotto i generali russi, i ricchi ebbero l’immoralità sfacciata ed i poveri l’estorsione cinica. Si vedevano contadini tirar i carri colle provvigioni, che loro stessi avevano raccolte pei Russi, e, quando si domandò al generalissimo Cutusov che cosa lasciasse ai Rumeni, egli rispose: «Gli occhi per piangere». Ultimo risultato pei Rumeni fù l’annessione dei distretti tra il Nistro e il Prut, che ricevettero il nome di Bassarabia, terra dei Bassarabi, applicabile soltanto alla regione vicina al Danubio (pace di Bucarest, 28 maggio 1812). In poco tempo il ricco paese, che dava pascoli alle greggi ed agli armenti di tutta la Moldavia e conservava nelle città di Hotin, Orheiu, Soroca, Tighine-Bender, Moncastro e Chilia i documenti delle gloriose gesta del passato, perdette tutti i