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140 | capitolo vi |
distretti alutani, che con giubilo tornarono sotto dominazione del principe «turco» di Bucarest, il quale rinnovava le tradizioni, rispettate sopra ogni altro.
12. La seconda metà del secolo decimottavo significa pei Rumeni un’occupazione straniera presso a poco permanente. Nel 1768 l’ Imperatrice Caterina II, che sperava conquistar Costantinopoli pel di lei nipote Costantino, cominciava una guerra incomoda nel momento in cui si trattava di finirla colla spartizione della Polonia. I Russi vinsero: il Moldavo Gregorio Callimachi fù sacrificato dal Visiro come traditore, mentre Gregorio Alessandro Ghica si lasciava far prigioniero a Bucarest dall’avanguardia di avventurieri dell’esercito russo. Nelle negoziazioni per la pace, i boiari e chierici rumeni domandavano per loro l’autonomia intiera, la fissazione della somma del tributo, l’allontanamento degli stranieri greci, un’ esercito nazionale, col corollario della protezione esercitata, non da Russi soli, ma da Russi, Austriaci e dai Prussiani del gran rè Federico II. Ebbero invece, pel trattato di Chiuciuc-Cainargi (in Bulgaria, presso Silistria), soltanto la protezione russa, che si dimostrò spesse volte un’ umiliazione perpetua ed un impedimento allo sviluppo libero della nazione; per frenar l’azione tirannica dei principi furono stabiliti nelle due capitali danubiane consoli russi (poi anche austriaci, più modesti, francesi, insignificanti, e prussiani, non rispettati), che funzionarono da tiranni con più insolenza dei Greci stessi,