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114 capitolo v


poggio necessario per impedir l’offensiva del Bàthory, e così perdette anche lui la sua sede valacca; morì a Vienna nel 1621 e tu sepolto con grandi onori nella chiesa metropolitana di S. Stefano, in attesa che le sue ossa fossero trasportate in Valacchia, dove regnava adesso incontesto Radu Mihnea. In Moldavia Simeone succedeva a Geremia, poi i loro figliuoli e delle principesse d’origine ungherese, Elisabetta e Margherita, si disputavano l’eredità paterna, finché vinse Elisabetta, che doveva finir poi schiava dei Turchi. Dopo la caduta di Radu Şerban i Turchi scacciarono il giovine Costantino, che, preso poi dai Tartari, si annegò nel Nistro. Un veterano delle guerre spagnuole, Stefano Tomşa II, prese possesso della sede moldava, ed il mercante veneziano Tommaso Alberti, che visitò in quel tempo la Moldavia, lo vide a Iassy «città senza muraglie, con ottomilia case in circa, mà tutte di legno (alquante chiese, alcune di pietra, mà parte sono rumate dalle guerre), sporchissima, con molto fango», «cavalcar accompagnato da 500 archebusieri, vestito di rosso, con la mazza ferrata in mano». Più tardi Radu Mihnea e suo figlio Alessandro-il-Giovine (Coconul) spartirono il dominio dei due principati con Alessandro Iliaş, della famiglia dei Rareş. Dei Movilă, regnarono ancora Gabriele, che si rifugiò in Transilvania sposando una Ungherese, e Mosè, che morì in Polonia. Le figlie di Geremia avevano sposato