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108 capitolo v


(rum. Aiud), nella vicinanza immediata del piccolo villaggio di Mirislău (ung. Miriszló), Michele fù vinto dall’arte militare del suo rivale. Tornò subito in Valacchia, dove già i Polacchi avevano portato un secondo loro vasallo, Simeone, fratello di Geremia, che aveva pur ripreso dominio della Moldavia. Negli scontri che ebbe colle milizie del cancelliere Zamoyski, venuto in persona per finirla con questo nemico della Polonia, che sperava di potervi guadagnar una corona reale, come già il suo predecessore ungherese in Transilvania, Stefano Bàthory, Michele ebbe la peggio. Şi aprì strada fino a Viena, dove sperava trovar dall’Imperatore giustizia e ricompensa pei suoi lunghi e fedeli servizi.

Vi fù tanto meglio ricevuto che Sigismondo era già ritornato nella sua eredità. Si credette poter impiegar Basta stesso ed il «Valacco» per rientrar nel possesso della Transilvania e punir quei maestri traditori che avevano già tre volte ingannata la diplomazia imperiale. A Goroszló (Goroslău) le schiere ungheresi furono completamente disfatte. L’esercito unito, composto da mercenari d’ogni nazione ed avente due capitani tra loro indipendenti, marciò fino a Torda (rum. Turda). Michele voleva prender i suoi per andar verso il castello di Făgăraş, dove era rinchiusa la sua famiglia per entrar poi nella Valacchia stessa a scacciar l’usurpatore moldavo. Basta volle impedirgli l’attuazione di questo proposito e, prevedendone la resistenza, impiegò quel