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ultimi tempi di indipendenza | 107 |
sino Giovanni dei Marini Polì. Un Albanese italianizzato, del reame di Napoli, Giorgio Basta, autore di pregiati opuscoli sulla cavalleria leggiera e sul maestro-di-campo, nonché di memorie che publicarono poi Sirtori e Spontoni, invidiava al «barbaro» il possesso di quella Transilvania che lui stesso, come governatore dell’Ungheria Superiore, aveva voluto occupare. Da canto suo, Michele accusava il generale che, «con li altri suoi seguazzi, hanno rovinato tre comitati, passeggiandosene per il paese a levar il sangue a poveri villani, e il desiderio suo era di entrar in questo a far il medemo. Se si tiene per tanto bravo», aggiungeva Michele, il quale doveva esser nominato dai posteri «Viteazul», il Bravo, «perchè non hà tentato in questo mentre con il suo esercito qualche piazza dell’inimico», come lui, Michele, sperava di far anche altre «honorate imprese, che si giudicarà dipoi il valore d’ambi doi», andando fino ad Adrianopoli a «rompersi la testa» col Sultano stesso?
Già nel settembre scoppiava la rivolta degli nobili magiari di Transilvania sdegnosi contro questo odioso signore rumeno. «Che l’Imperatore ci mandi piuttosto uno di quei servi che accendono il fuoco nelle sue stanze», avevano eglino detto, dando sfogo alla loro passione. Invece di aiutar il rappresentante dell’Imperatore, Basta, contentissimo della piega che prendavano la cose, si riuniva agli Stati transilvani ribelli. Nel battaglia sul fiume Maros (Murăş), presso a Enyed