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106 | capitolo v |
semplice agente di Zamoyski e che per fargli piacere, prendeva parte alle processioni cattoliche in Suceava, onde provocar la rovina dell’l’incomodo Michele. Dopo essersi inteso cogli’ Imperiali, costui entrava in Transilvania, ed in una sola gran battaglia, a Schellenberg presso Cibinio, questo «pastore», come lo chiamava con disprezzo Andrea, distrusse l’esercito ungherese (28 ottobre 1599). Il fuggiasco cardinale fù ucciso da Siculi pastori. Michele fece sepelir in Alba-Giulia, Capitale della provincia, quel «povero prete» e condusse egli stesso i funeragli.
Nominalmente il conquistatore si spacciava soltanto per luogotenente dell’Imperatore Rodolfo, ma infatti lui non considerava la propria autorità in Transilvania come di essenza diversa da quella di cui godeva già nella stessa Valacchia. Nel maggio susseguente trovò anche l’occasione d’impadronirsi della Moldavia, dove Geremia non ebbe il coraggio di opporgli resistenza, ma cercò rifugio a Hotin e poi in Polonia. Michele, il quale aveva confidato il paese valacco al suo unico figlio Petraşcu ch’egli fece nominar principe Niccolò, stabilita in Suceava una reggenza di tre boiari, ritornò in Transilvania, aspettando quel dottor Pezzen, commissario imperiale, che doveva portagli il danaro necessario per le paghe del suo esercito di mercenari.
Ma l’arrivo di Pezzen tardava. Per ingannar l’impazienza del «Valacco» la Corte gli aveva mandato altri agenti, tra quali l’Italiano Carlo Magno, il Ragu-