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ultimi tempi di indipendenza 105


a Iassy il boiar Geremia Movilă e l’aveva difeso, a Țuţora, contro i Tartari.

Ora si presentava a Michele l’occasione di scappar dalle pretenzioni di suzeranità del Transilvano e d’impadronirsi di quel ricco paese, dove la più parte dei contadini appartenevano alla razza rumena -, benché egli non avesse avuto il proposito di riunir sotto lo stesso scettro la nazione rumena intiera: il tempo per questo ideale, ch’è una necessità logica per ogni popolo, non era venuto ancora. Ma la tentazione di questa provincia vicina, risparmiata fin’ora dalle depredazioni osmane, che gli si offriva pello scoraggiamento di Sigismondo, il quale, non potendo realizzar le sue grandi speranze, non anelava adesso ad altro che alla vita solitaria in qualche residenza del patrimonio austriaco, e la tardanza degl’Imperiali, a cui l’aveva ceduta, di prenderne possesso, erano motivi irresistibili per un temperamento come ’l suo.

Nel 1597 l’Imperatore, in seguito alla rinuncia di Sigismondo, diventava padrone della Transilvania, magia nell’estate prossima dell’anno 1598 Sigismondo ritornava nel paese, richiamato dai nobili ungheresi, che non potevano soffrire una dominazione estera. Difficoltà che gli parevano invincibili lo fecero rinnovar la sua abdicazione sul principiare del 1599, lasciando questo volta l’eredità del Bàthory al cugino, cardinale Andrea, giovane vescovo in Polonia. Questi non tardò a negoziare coi Turchi e coi Moldavi di Geremia, sem-