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104 | capitolo v |
nominale di Sigismondo. Cento Toscani, mandati dal Gran-Duca, partigiano della crocciata e creatore dell’Ordine di San-Stefano per combatter i Turchi, si trovavano nell’essercito. Erano «soldati esperti et veterani, tutti capitani, luogotenenti, alfieri et sergenti, per senno et per valore riguardevoli et conosciuti», stando sotto gli ordini di Silvio Piccolomini, «eccelentissimo capitano di guerra», dicesi nella loro «Descrizione del lungo et travagliato viaggio». Alla ripresa di Tîrgovişte ebbero poca parte, ma l’opera loro fu assolutamente necessaria per poter conquistar la vecchia fortezza construita nell’isola di Giurgiu. Tra quei che assalirono il castello si mentovano i nomi di Marzio Montaguto, Ermodine Gentile, Francesco Pètrucci ed altri, anche un Veneziano, Turione. «Il Serenissimo Transilvano et monsignor nunzio dì Sua Santità» Monsignor Visconti, vescovo di Cervia, che hà lasciato nelle sue lettere la storia di questa guerra del Danubio — «et tutta la nobilita del essercito furono insieme spettatori et testimoni della virtù et del valore degl’Italiani.»
19. Dopo altri successi Michele, ridiventato principe indipendente, conchiuse un’armistizio coi Turchi. Vi era costretto anche per via dell’invasione fatta in Moldavia dal cancelliere di Polonia, Ian Zamoyski, un allievo della scuola di Padova, il quale aveva installato