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apprensioni delle nostre menti. Così pure la Critica, sappiamo noi bensì ella essere un'arte che insegna, come abbiasi a giudicare dell’opere prodotte, sì da’ nostri ingegni, sì dall’altrui; ma che quella sia un'arte direttrice di quell’operazione del nostro intelletto, la quale tiene in secondo luogo, e comunemente chiamasi giudizio, noi ancor nol sappiamo. In quanto poi al Metodo, noi osserviamo, lui chiamarsi da’ Cartesiani un’ arte di ben ordinare e disporre i nostri pensamenti, per poter noi arrivare a una qualche scienza, o insegnarla altrui. Sicchè alla medesima scienza conducendoci varie diffinizioni, divisioni, postulati, assiomi e dimostrazioni; non insegna il Metodo, come abbiamo a ben diffinire, a ben dividere, a ben giudicare, a ben discorrere, essendo ciò proprio dell’altre parti della Loica; ma solo insegnaci come abbiamo tutte queste cose a ordinare acconciamente e disporre, di modo che facile riesca e comodo l'acquisto della scienza propostaci. Pertanto se si considera il Metodo come un'ordinazione e disposizione di tali nostri pensamenti, e’ può sembrare una nuova operazione della nostra mente, distinta dalle tre prime; e se si considera come un’arte di ben ordinare e disporre i medesimi pensamenti, egli allor sembrerà un'arte, non direttrice della facoltà del ragionare e discorrere, ma direttrice della facoltà dell’ordinare e disporre. Dal che noi concludiamo, che s'egli voleva introdurre nella Filosofia una cotal nuova Loica, egli era d’uopo il più chiaramente diffinire que’ suoi termini di Topica, di Critica e di Metodo, e di meglio stabilire colle sue ragioni quella sì fatta dottrina.

Abbiam noi pure qualche dubbio in ciò che egli insegna nel V Cap.1. Tal divario di significato hanno questi due vocaboli latini Animus e Anima, che Anima significa ciò con che viviamo, e Animus ciò con che sentiamo. E perchè Anima pure i Latini antichi chiamaron l’Aria, e perchè l’aria, come il corpo più di tutti agevole a muoversi, sola è il principio di tutti quanti i movimenti dell'universo; perciò e’ conghiettura che giudicasser coloro, null'altro esser in noi l'animo e l’anima, fuorchè movimento d’aria, o aria che si muove dentro di noi. Laonde que’ che volgarmente oggidì chiamansi spiriti vitali, sono la stess’aria, la quale per la via della respirazione introdotta nel cuore e nell’arterie, quivi cagiona i movimenti del sangue, e fassi il veicolo della vita. Così pure que’ che spiriti animali s’appellano; sono l’aria medesima, la quale insinuatasi ne’ canali de’ nervi, viene a cagionarvi tutti i movimenti sì di questi, come del loro sugo. Quindi e’ va discorrendo, che i Latini antichi parlando dell’immortalità, questa esser dissero degli animi e non dell'anime. E la ragione si è, perchè i movimenti dell'anima dipendono dalla macchina del

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