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100 de antiquissima


Che in natura non si dia quiete; perchi gli sforzi sono la vita della natura, e ’l conato non è quiete.

Finalmente, che i moti non si comunicano; perchè essendo il moto corpo che si muove, il comunicarsi i moti sarebbe quanto che i corpi si penetrassero: e ’l fingere, il corpo mosso portarsi dietro, tutto o in parte, il moto dei corpo movente, è molto più che finger l’attrazione.

Ragionato della sostanza distesa e del moto, passo alla cogitante, e tratto dell’anima o della vita, dell’animo o sia del senso, e dell’aria o etere, detta da’ Latini anima: e pruovo che l’aere del sangue è il veicolo della vita, quel de’ nervi del senso; e che non già (come ragguagliate) il moto de’ nervi si debba al sangue, ma il moto dei sangue a’ nervi, dovendosi al cuore, ch’è un intero muscolo ed un’opera reticolata, moltiforme d’innumerabili nervicciuoli.

Tento che l’opinione dell’anima de’ bruti fosse conosciuta ed approvata dagli antichi filosofi d’Italia, che appellarono brutum l’immobile.

Ragiono della sede dell’animo, cioè dove principalmente faccia i suoi ufficj, e l’allogo nel cuore.

Così compita la dottrina dell’una e dell’altra sostanza, passo a vedere della mente o sia del pensiero: e qui noto Malabrance, che vuole, Iddio creare in noi le idee, ch’è tanto dire quanto che Iddio pensa in noi; e da nel primo Vero di Renato, ed ammette per vero che ego cogito. Ragiono della libertà dell’arbitrio umano e dell’immutabilità de’ divini decreti, e come insieme compongansi.

Come appendici di queste cose mi si offeriscono le facoltà dell’animo; ed essendo la facoltà una prontezza di operare, ne raccolgo che l’animo con ciascuna facoltà si faccia il suo proprio soggetto: come i colori col vedere, gli odori col fiutare, i suoni coll’udire, e così delle altre.

Ragiono della memoria e della fantasia, e fermo che sono una medesima facoltà.

Poi derivando da sì fatti principj la particolar facoltà del sapere, dico esser lo ingegno; perchè con questa l’uomo compone le cose, le quali, a coloro che pregio d’ingegno non hanno, sembravano non aver tra loro nessun rapporto. Onde l’ingegno umano nel mondo delle arti è, come la natura nell’universo è l’ingegno di Dio. Con ciò discorro delle tre operazioni della mente umana, e do tre arti per regolarle, topica, critica e metodo: arti, io dissi, e non facoltà (come voi ragguagliate); perchè la facoltà è quella che è indirizzata, regolata ed assicurata dall’arte. E qui, del metodo ragionando, propongo i vantaggi della sintesi sopra l’analisi; perchè quella insegna la guisa di far il vero, questa va tentone trovandolo1.

  1. Hoc loco Vicus tuetur analysim esse veri inventricem, idem affirmat (pag. 86) ubi contendit synthesim analysi praepondendam ne inveniremus vera