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92 altre poesie

Tante altre insidie dissipate e rotte;
Tanti inciampi sottratti al piede imbelle;
Tante rapaci mani, e d’oro ghiotte,
Veggo alle porte perdonar per quelle.
O chiare faci, del vegliante sguardo.
Che in un girar v’accese, immagin liete;
Vi saluta il mattin più lento, e tardo.
Pace vi nutre di sue pingui olive.
Deh propizie al riposo e sacre, ardete
Al nume tutelar di queste rive!


Per S. E. Girolamo Zustinian.

(1785.)


Signor, chi il vostro gentil cor non vede
Ne’ vostri occhi brillar, nelle parole.
Costui non vede a mezzogiorno il Sole;
Costui nacque senz’occhi, o senza fede.
Chi alla fama comun di voi non crede.
Venga a mirar cose inaudite e sole:
Vedrà fra quanti lampi apparir suole,
Cortesia che in un cor regina siede.
Se un astro perde i rai per troppa altezza;
In voi vedrà, quanto più d’alto move,
Tanto risplender più grazia e dolcezza,
E sentirà, se non è marmo o pietra.
L’alma e i sensi rapirsi in guise nuove.
E quante fibre amor passa e penetra.


Per S. E. Girolamo Zustinian podestà

Nella visita fatta insieme colla nobile Deputazione agli acquedotti pubblici, 1784.

Questa, un tempo del mar creduta figlia,
Nata dal ciel pietoso, onda perenne,
Che al cittadin, da cui suo corso tenne,
Conduce di ruscei lunga famiglia;
Or che le volge il gran Pretor le ciglia;
E fargli specchio in sì bel giorno ottenne,
Il corso per piacer quasi ritenne,
Ed obliò le sotterranee miglia.
O venuta dal mar limpida fonte,
In te si specchia, e nel tuo sen rimira
Tante al pubblico ben vene già pronte.
Essa nel Foro ancor verratti innanti;
E dove ognun più tue grand’opre ammira.
T’accrescerà col reco plauso i vanti.