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altre poesie | 89 |
Chè lasciar anzi tempo i mesti figli,
Ben in un padre crudeltà s’appella.
Così pur or, da’ suoi colli, piangeva
Bergamo; e afflitto il Serio oltre l’usato,
Di sue lagrime gonfio al mar correva:
Ma alcun le disse: E non ti fu lasciato
Cornar più ch’altri? Accusa, pur diceva,
L’error della tua gioja e non il fato.
Per il rappresentante Contarini.
(1780.)
Signor preclaro, che all’Adriaca sede
Pien di bell’opre e d’alto applauso torni;
In oscuri cangiando i chiari giorni,
Che propizio destin veder ne diede.
Ben d’ogni pregio ti mostrasti erede,
Onde fur gli avi tuoi ricchi ed adorni:
Sì che in ogni atto agl’insubri contorni
Del nome Contarin facesti fede.
Or che farà, per eternare in carte,
E in bronzi e in marmi il suo Pretor, la mesta
Bergamo sconsolata, in suo lamento?
Il tuo bel nome incida in ogni parte:
Chè sarà, solo ancor, delle tue gesta,
Il nome Contarin chiaro argomento.
Per S. E. Contarini creato cavaliere.
(1784.)
Signor preclaro, che l’Adriaca sede
Non che te stesso del bel fregio adorni.
Lascia che a’ plausi tuoi Bergamo torni;
Bergamo, che tua figlia ancor si crede.
Pria ti vid’ella d’ogni vanto erede.
Che brillò ne’ grand’avi a’ prischi giorni;
Sì che in ogni atto agl’insubri contorni
Del nome Contarin facesti fede.
Poi d’aspro duolo al tuo partir compresa,
Lungo tempo accusò la sorte dura,
I suoi doni a rapir si presto intesa.
Or della nuova gioja entrando a parte,
Nelle sue che tu ornasti eccelse mura.
Mostra il tuo nome inciso in ogni parte.
Per il medesimo cavalier Contarini.
(in nome del signor dall’era.)
Quando la bella Cipro al ciel sì cara,
Per sovrano destin cangiò fortuna,