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LA NUOVA GERUSALEMME.
Vidi Ierusalem novam descendentem de Cœlo. |
GIOVANNI, ANGELO.
Giovanni. Deh! qual prodigio io miro?
Città dal Ciel bellissima discende.
I campi azzurri fende
Dell’immortal zaffiro.
Oh come augusta e grande!
Qual divin lume sopra lei si spande!
Già cala lentamente, e par che voglia
La nostra bassa Terra
Di sua sede onorar: e qual è mai;
Deh qual cittade è quella?
Angelo. Gerusalem novella, è, se noi sai.
Giovanni. Non ha raggi sì puri il Sol lucente,
L’iri color si belli.
Com’essa in ogni sua parte lampeggia.
O cittadin della celeste reggia,
O messaggio dei nume, Angelo santo;
Per chi s’adorna tanto
Questa città pomposa.
Simile a vaga sposa?
Angelo. Per lo sposo celeste a lei promesso,
Giovanni. Chi l’adorna così?
Angelo. Lo sposo istesso.
Gerusalem primiera
Fu giorïosa altera:
L’onor de la seconda
Sarà più grande ancor.
Col mondo avrà confine
Di sua larghezza il giro,
E non avrà mai fine
L’inclito suo splendor.
Giovanni.O felice quel suolo
Ov’ella poserà! felice il piede,
Cui sarà dato entrar l’eletta sede!
Al suo lume vicino, or già discerno
Il fondamento eterno;
L’angolar pietra riprovata un tempo,
Fatta or dell’angol capo.