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62 altre poesie

E il gran successo il cor superbo pieghi.
Quel che un di fece, or far chi gli divieta;
Contro i rei volger gli elementi in guerra;
95Far l’aria oscura o lieta,
E di sua mano moderar la Terra?
Il contradir che giova, o gridar fola
Contro l’antiche istorie delle genti
Che ricordan di Dio l’alte vendette?
100Poichè più lingue partorì una sola,
Del gran periglio ovunque infra i viventi
Salda memoria stette.
Dai padri nei nepoti
I trasporti di Dio si fecer noti.
105Finchè taluno li descrisse in carte,
Il sa l’Egitto, che per mille guise
Il triste evento incise.
Tutto simboleggiando a parte a parte.
La Grecia il sa, che così chiaro attinse
110Da quella patria sua l’orribil vero;
Che poscia lo dipinse
E il disse al Lazio per gran parte intero.
Dio le stagion governa. Egli è che il freno
Allenta e stringe, e all’aria muta il volto;
115E offusca e sgombra a suo piacere il mondo.
Quindi la Terra empie di frutti il seno,
Se il germe uman. Dio venerato e colto,
Vuol far lieto e giocondo.
Ei, quando il popol fido
120Degli alti suoi comandi udiva il grido,
Fece fiorir gli incolti aspri deserti,
E di frumento ridondar le valli;
E i dirupati calli
Esultar quasi solchi a mèsse aperti.
125Ma se Israel le brame sue deluse,
E a pregar altro nume aprì le labbia;
E il ciel qual bronzo chiuse.
E il suol ridusse quasi incolta sabbia.
E sin quando, Signor, la tua giust’ira
130Si grave sopra noi terrà la fame?
E quando un anno rivedrem felice?
Ecco per tuo voler che si sospira:
Ecco umiliate a te le genti grame,
Sotto la mano ultrice.
135T’armò nostra baldanza;
Ma tua pietade il fallir nostro avanza.
Odi i lunghi singulti, e mira i visi
Smunti de’ poverelli, a te si cari.
Mira, di pianti amari
140Prender gemendo i scarsi cibi intrisi.