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DIO ARBITRO DELLE STAGIONI.


Disse l’empio in suo cor: E quale ha Dio
Pensier del basso mondo, ei che beato
Sovra del Ciel de’ Cieli abita e regna?
Se tuona, se lampeggia, ah! non cred’io
5Che sia per lui; nè dal suo braccio irato
Il fulmine sen vegna.
Se lieta vigna e bella
Cade al furor d’orribile procella,
Spinto da legge di natura, il vento
10Di natura inconcussa in suo tenore,
Ohimè! dell’aratore
Mille speranze in un sol giorno ha spento.
Forza è di lei, se l’ostinato cielo
Con immensi dìluvii a’ campi nuoce,
15O se l’acuto gelo,
O il sol funesto ne trafigge e cuoce.
E chi se’ tu? chi sei? ch’arbitro e donno
In faccia dell’Altissimo ti levi:
E l’imperio del mondo a lui dividi?
20Sei forse tu, senza di cui non ponno
Correre i mesi, o i dì lunghi nè brevi;
O i lor confin decidi?
Se’ tu colui che fuora
Trasse dall’onde la leggiadra aurora,
25E d’aurato color pinse il mattino?
Dimmi, chi pose in ciel quell’ignea lampa,
Che tutti i giorni avvampa,
E qual gigante esulta in suo cammino?
Vedesti della neve in su le sfere,
30E i tesor della grandine profondi?
T’arma del tuo sapere:
Alle domande, dove puoi, rispondi.
Chi della pioggia e il padre, o chi compose
Della rugiada le ritonde stille?
35O da qual parte uscì l’acuto gelo?
Qual petra indura il liquido elemento,
E i grandinosi colpi a mille a mille
Scaglia il turbato cielo?
Il mar s’agghiaccia e stringe.
40E dove nave andò, carro si spinge.
Dimmi: potrai tu unir Plejadi nove,
Nell’azzurro del cielo immenso piano: