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34 altre poesie

Novello orror; che ridondante e tratta
Dal domestico troppo atro cometa,
95Con violento altissimo riflusso
Non allarghi l’impero, e non ricolmi
Del liquefatto sal palagi e templi.
Altri l’ardor, che mille volte vince
Le stridenti fornaci, omai s’aspetta
100Che sugga in un balen l’ampio oceano,
E l’arsiccio terren consumi e squagli.
Ne sol l’austero d’affettati studi
Pretendente filosofo le mille
Combinazion dell’astro pellegrino,
105E in mille la funesta una contempla.
Bello il vedere ancor su le rosate
Tenere labbra delle afflitte dame
L’erudito timor mescer novelle,
Finchè del gran Francese il consolante
110Foglio sgombrando le funeste idee
Il periglio da noi lungi discacci:
E dentro de’ possibili infiniti
Il ravvolga e sommerga. Io cui d’acuta
Mente il ciel non fe’ dono, al cielo vòlgo
115L’attonite pupille; e la gran opra.
Poco intesa da me, molto ammirata,
Non cesso risguardar del Fabbro eterno.
Tema non mi faran diluvj novi,
Finchè argomento di divina pace,
120Il vario nelle nubi arco rimiri.
Del dolce aspetto suo l’alma si pasce.
Quando le risovvien l’orrido caso
Che l’ampia terra seppellì nell’onda;
E chiusa galleggiò, nel fragil legno,
125Tutta la speme della stirpe umana.
Che se pur s’avvicina il flebil giorno.
Uscito dagli arcani impenetrabili
Dell’Artefice eterno, in cui di fiamme
Arderà l’una terra, e vedrà il fine:
130Io dentro di quel sen dolce e paterno.
Onde uscì l’Universo, ed io con lui,
Purificando quel che in me si chiude
D’immortal tempra, cercherommi asilo.
Onde, nè le cadenti accese stelle
135Sul capo mio, nè il volto atro fumante
Della madre natura, apportar possa
A mia virtù costante, urto e rovina.