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32 | altre poesie |
AL SIGNOR N. N.
Mentre tu forse le crinite code
De le accese comete in cielo insegui,
Esaminando se tremar cotanto
Debba a la vista lor la nostra terra;
5Io le garrule fole de’ poeti,
Fole piene talor d’un util vero,
Leggendo passo i neghittosi giorni.
Felice te, cui di sottile acume
La mente armata può cercar le vie
10Dell’immortal Newton, del grande Eulero;
Che di novelli calcoli sull’ale,
L’ampio azzurro del ciel rapido corre!
Io resterommi nella bassa valle,
Posta a pie del Parnasso; e la sua cima,
15Ondeggiante di lauri, a’ miei desiri
Meta farò; finchè benigna stella
Forse più alto il mio pensier non chiami.
Non però ch’io le celebri scoperte
Dell’età nostre, e i decantati arcani
20Della filosofia pregi cotanto,
Che riverente e umil, l’ombra n’adori.
Sempre umano è l’ingegno; e folta nebbia
Dal nascere al morir s’avvolge e cinge.
V’ha chi talor fanatico raccoglie
25I lievi filosofici sospetti
Dai famosi volumi; e ne fa leggi.
Cui fora contrastar scorno e delitto.
Deh quanto meglio tu, cui diede il cielo
Accorta mente, anco laddove sembri
30Franco il Saggio dettar le sue sentenze,
Dei gravi nomi e titoli superbi.
Sotto il peso non gemi; e sempre ardisci
I primi ingegni interrogar del vero!
Tanto non è concesso al cieco volgo;
35Nelle utili scoperte, e negli errori,
Destinato a seguire i passi altrui.
No, che lode non è solo di questi
Secoli tardi, il risaper che in cielo.
Pari a pianeti hanno sostanza e moto,
40Le fulgide comete igneo-crinite,
In tanta loro liberta costanti.
Nè tanto aggiunger con figure e cifre
Sull’ellittico lor vasto cammino,