Adorò il segno istesso; in simil guisa
Le lettere alcun rozzo adoreria, 30Onde il nome di Dio santo si forma.
Circolo puro fu da prima, e sgombro
Dell’ale, dopo ad ambi i lati aggiunte:
Nè usciva ancor da lui la vital serpe:
Nè scettro aveva Osiri, od altro segno 35Proprio del Sole; che in quel Cerchio poi
Fu da stolta ignoranza dei nepoti
Riconosciuto, ed adorato nume;
Osiri regnator del vasto mondo. Or come quella linea, che al centro, 40Per infiniti raggi equidistante,
S’aggira intorno ed in se stessa riede,
Esprimer possa Dio, ridir fa d’uopo. Sol da sè nasce il Circolo; nè prima
Altra figura, o di figura parte, 45Convien delinear, perch’ei si formi.
Ben da lui nasce l’angolo, che in vari
Gradi, per lui la sua misura acquista;
E dall’angolo poi, qual altra mai
Nasce figura, che su quadro o in polve 50Archimede segnò. Grande sembianza
Di quel Esser che a sè basta ed altrui:
D’ogni esser necessario e solo fonte.
Ne esattamente mai di tal figura
Tu la periferia misurerai; 55Ma quanto andar vorrai più presso al vero,
Il diametro a lei paragonando,
Così multiplicar fia d’uopo i numeri
Per cui di lor la quantità s’esprime:
Che all’infinito pria gli avidi passi 60Portar fia d’uopo, che segnar preciso
Un giusto paragon. Così di Dio,
Che d’apparir degnossi a nostra mente.
Cresce in immenso la grandezza eterna,
Posta fuor di confronto, e senza metro. 65Se tenta alcun di lei segnare i modi.
E quel Saggio, che prima un giorno solo
Cinese a spiegare la divina essenza,
In dimanda di tempo andò crescendo,
Finchè da tanta mole oppresso tacque. 70Principio alcun, nè fin non sia che trovi.
Nè la forma a sè stessa ognor simile;
O l’istesso sarà principio e fine,
Fine e principio. E tu ben vedi in Dio
Quanto nel Cerchio in guisa umil s’adombra: 75Eterno, immenso, senza tempo e luogo.
Ugual sempre a sè stesso, ognor l’istesso.