A coronar le mense util bevanda, 480Qual sorga l’ananas; come la palma
Incurvi, premio al vincitor, la fronda.
Ah non sia chi la man ponga a la scorza
De l’albero fallace avvelenato,1
Se non vuol ch’aspre doglie a lui prepari 485Rossa di larghi margini la pelle.
Questa pudica da le dita fugge;2
La solcata mammella arma di spine
Il barbarico cacto;3 al Sol si gira
Clizia amorosa:4 sopra lor trasvola 490L’ape ministra de l’aereo mele.
Dal calice succhiato, in ceppi stretta,
La mosca in seno al fior trova la tomba.5 Qui pure il sonno con pigre ali, molle6
Da l’erbe lasse conosciuto dio, 495S’aggira; e al giunger d’Espero rinchiude
Con la man fresca le stillanti bocce,
Che aprirà ristorate il bel mattino.
E chi potesse udir de’ verdi rami7
Le segrete parole, allor che i furti 500Dolci fa il vento su gli aperti fiori
De gli odorati semi, e in giro porta
La speme de la prole a cento fronde:
Come al marito suo parria gemente
L’avida pianta susurrar! che nozze 505Han pur le piante: e zefiro leggero
Discorritor de l’indiche pendici
A quei fecondi amor plaude aleggiando. Erba gentil (nè v’è sospir di vento)8
Vedi inquïeta tremolar sul gambo; 510Non vive? e non dirai ch’ella pur senta?
Ricerca forse il patrio margo, e ’l rio;
E duolsi d’abbracciar con le radici
Estrania terra sotto stelle ignote,
E in Europea prigion bevere a stento 515Brevi del Sol per lo spiraglio i rai.
E ancor chi sa, che in suo linguaggio i germi
Compagni, di quell’ora non avvisi
Che il Sol da noi fuggendo, a la lor patria