Prole tra maschi incognita; rifiuto1
Del dilicato sesso; orror d’entrambi 185Nacque costui. Qual colpa sua, qual ira
De l’avaro destino a lui fu madre?
Qual infelice amore, o fiera pugna,
Strinse così l’un contro l’altro questi,
Teneri ancor nel carcere natale;2 190Che appena giunti al dì, dal comun seno
Con due respir che s’incontraro uscendo,
L’alma indistinta resero a le stelle?
Costui, se lunga età veder potea,
Era Ciclope; mira il torvo ciglio 195Unico in mezzo al volto! Un altro volto
Questi porta sul tergo; ed era Giano.
Or ve’ mirabil mostro! senza capo,3
Son poche lune, e senza petto uscito
Al Sol, del viver suo per pochi istanti. 200Fece tremando e palpitando fede. Folle chi altier sen va di ferree membra
Ebbro di gioventù! Perchè nel corso
Precorri il cervo, e ’l lupo al bosco sfidi,
E l’orrido cinghial vinci a la pugna. 205Già t’ergi re degli animali. Intanto4
Famiglia di viventi entro tue carni,
Te non veggente, e sotto la robusta
Pelle, di te lieta si pasce e beve
Secura il sangue tuo tra fibra e fibra. 210Questo di vermi popolo infinito
Ospite rose un dì viscere vive,
E tal di lor, cui non appar di capo5
Certo vestigio, qual lo vedi, lungo
Ben trenta spanne, intier si trasse a stento 215Dai moltiplici error labirintei.
Qual ne le coste si forò l’albergo,
Col sordo dente; e quale al cor si pose.
Nè sol de l’uom, ma de gli armenti al campo
Altri seguia le torme; e mentre l’erba 220Tondea la mite agnella, alcun di loro,
Limando entro il cervel, da l’alta rupe