Queste scaglie incorrotte, e queste forme1
Ignote al novo mar, manda dal Bolca
L’alma del tuo Pompei patria, Verona.2 Son queste l’ossa, che lasciar sul margo3 120Del palustre Tesin, da l’alpe intatta,
Dietro a la rabbia punica, discese,
Le immani afriche belve? o da quest’ossa,
Già rivestite del rigor di sasso,
Ebbe lor piè non aspettato inciampo? 125Chè qui già forse italici elefanti
Pascea la piaggia, e Roma ancor non era:
Nè lidi a lidi avea imprecato ed armi
Contrarie ad armi la deserta Dido. Non lungi accusan la Vulcania fiamma4 130Pomici scabre, e scoloriti marmi.
Bello è il veder, lungi dal giogo ardente.
Le liquefotte viscere de l’Etna;
Lanciati sassi al ciel. Altro fu svelto
Dal sempre acceso Stromboli; altro corse 135Sul fianco del Vesevo onda rovente.
O di Pompeio, o d’Ercole giù colte5
Città scomparse ed obbliate, alfine,
Dopo si lunga età risorte al giorno!
Presso i misteri d’Iside e le danze,6 140Dal negro ciel venuto, a larghi rivi
Voi questo cener sovraggiunse; in voi
Gli aurei lavor di pennel greco offese.7 Dove voi lascio, innamorati augelli,
Sotto altro cielo ed altro Sol volanti? 145Te risplendente del color del fuoco;8
Te ricco di corona; te di gemme9
↑Molti pesci però del Bolca vengono oggi riconosciuti da taluno propri anche de’ nostri mari. Veggasi la lettera del signor Abate Testa sui fossili del monte Bolca.
↑Girolamo Pompei, letterato chiarissimo, amico e maestro di Lesbia, morto nel 1788, e pianto dalia medesima con una soave elegia.
↑Petrefatti d’elefanti, che incontransi presso il Po e il Tesino. Sa ognuno il viaggio d’Annibale. Ancor qui la poesia ha scelto fra le opinioni de’ naturalisti quella che più le tornava in acconcio.
↑Materie vulcaniche in gran copia; vetrificazioni, lave, ecc.