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altre poesie 107

Son mille e i mascheroni, io ti diceva;
Ma dal lignaggio d’onde sei tu nato
Si modellò lor primo Adamo ed Eva.


A MOMO.


Più non mi dir che chi d’Euclide apprende
Con facil occhio le famoso carte
Mal di moral ragiona, e non intende
Del doppio Foro la difficil arte.
E in vano de’ teologi pretende
Arcani entrar co’ sacri ingegni a parte;
Poichè sovra natura non si stende
L’egro vigor che il senso a lui comparte.
So perchè odiar Geometria tu dei:
Hai falso in testa l’un e l’altro polo;
Dal quadro a tondo non sai far divario.
Ma se tu fai nel tuo vocabolario
Matematico e sciocco un nome solo,
Il sommo matematico tu sei.


AL PROF. ALESSANDRO BARCA C. R. S.

(l784.)


Mentre col lume di Geometria
Cupole ed archi a visitar m’affanno;
Che in qualche parte non patiscan danno,
Cadendo al suol per la più corta via:
Io godo, egregio Barca, in casa mia
Un fratel matto, che vi fa il malanno;
I cui varianti umor studiar mi fanno
Argini sempre nuovi alla pazzia.
E pur Geometria così m’alletta,
Ch’io vivo col pensier nel Vaticano;
E del Duom Viscontèo salgo la vetta.
S’io non potessi col favor di lei
Talor da casa mia correr lontano,
Matto, per Bacco, anch’io diventerei.


I PALLONI.


Se teco, borsa, mi lagnava pria
Che per la tua mancanza di Luigi,
Non potessi veder Londra e Parigi;
Or per non fatta la querela sia.
Trovata ho l’arte, o cara borsa mia,
D’oltrepassare ancor Senna e Tamigi;
Teco oltre l’Indo sognerò vestigi,
E vedrem California e Barberia.