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INVITO A LESBIA CIDONIA


Perchè, con voce di soavi carmi,
Ti chiama a l’alta Roma inclito Cigno,1
Spargerai tu d’obblio dolce promessa,
Onde allegrossi la minor Pavia?
5Pur lambe sponda memore d’impero,
Benchè del fasto de’ trionfi ignuda,
Di Longobardo onor pago il Tesino:
E le sue verdi, o Lesbia, amene rive
Non piacquer poi quant’altro al tuo Petrarca?
10Qui l’accogliea gentil l’altro Visconte2
Nel torrito Palagio; e qui perenne
Sta la memoria d’un suo caro pegno.3

  1. Nel tempo che Lesbia pensava di liberare la sua promessa, di portarsi a Pavia, ebbe una graziosa chiamata poetica a Roma da don Baldassare Odescalchi duca di Ceri, al quale rispose con eleganti terzine. L’Autore temendo non Roma facesse a Lesbia dimenticar Pavia, le viene con quest’Invito ricordando l’antica promessa; e cerca quindi di metterle sott’occhio quanto possa avere attrattive presso il suo spirito e presso il suo cuore.
  2. È notissimo come il Petrarca fosse caro ai Visconti e come seco loro vivesse alcun tempo nel palagio di Pavia, il quale ancora sussiste sotto nome di Castello. Veggasi a questo proposito la tenera Canzone al Petrarca nella Raccolta in morte del duca di Belforte pubblicata in Napoli due anni addietro.
  3. Il ch. marchese don Luigi Malaspina di Sannazzaro possede il marmo sepolcrale d’un figliuolino d’una figlia del Petrarca, esistente già nella chiesa di San Zeno, parrocchia del Petrarca, quando era in Pavia, come lasciò scritto egli stesso in un codice di Virgilio. Essendo ultimamente stata soppressa questa chiesa, il marmo passò in mano del signor marchese. Sopra esso è scolpito il celebre epigramma:

    Vix mundi novus hospes iter, vitæque volantis
    Attigeram tenero limina dura pede.