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AL SIGNOR MAESTRO VIGANI.

(1785.)


O mio Vigan, che i Satiri
Incoronar Poeta,
Dei rancidi filosofi
4Perchè vuoi far l’atleta?
Giacchè la Matematica
Non t’ha mai fatto male,
Perchè le porti un odio
8Si pazzo, e si brutale?
In fin dagli anni teneri
Ci conosciamo, il sai;
Studiammo insiem Virgilio,
12Che ti fè bello assai.
Passammo insieme a i circoli
Del vecchio Peripato,
Che al ver resiste intrepido
16Col sillogismo a lato.
Non senza pria deridere
Newton, Leibnizio e Loke,
Udimmo l’arte egregia
20Di cavar l’hoc ex hoc.
Udimmo le bestemmie,
Per cui natura freme;
E i scritti ereditarj
24Noi trascrivemmo insieme.
Per un inter biennio
Chi volle s’arricchì
Delle scoperte nobili
28Dell’ergo e dell’atqui.
Ahi, che anche me farnetico
In tanto error vedesti;
Filosofia perdonami:
32Ma tu giudizio avesti.
Tu, mio Vigan, scherzevole
In un canton ti stavi;
Benchè il polmon non manchiti.
36Gli altri gridar lasciavi.
Le palme sillogistiche
Non mosser mai tue brame:
Sempre più d’esse piacqueti
40Un pezzo di salame.