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6 a diodoro delfico, ecc.

diretto a quella sì illustre Lesbia, che Voi poc’anzi vi pigliaste in giudice e fautrice di Lettere e di Epigrammi, da’ quali nessuno saprà raccogliere la natural pigrezza dell’età, di cui voi fate cenno; e donde deriva un sottile epigramma in lode vostra, senza che alcuno ve ne possa tacciar d’orgoglio. Or io tengo per fermo che questo Invito riuscirà ancor più caro, offerendo subito all’occhio alcunché di vostro. Quanto non crescon elle di pregio certe significazioni de’ nostri sentimenti, dove così abbraccino e stringano gli altrui, che parecchi compariscano un solo! E fra questi sentimenti sembranmi mescersi ancora quelli de’ due comuni amici, chiarissimi uomini, l’un de’ quali intitolò già a Lesbia una sua tragedia tutta greche fattezze, l’Ulisse; e l’altro poesie ben degne di tali auspici, non che del cedro, le Rime del Tartarotti: chè certo amendue reggendo oggi che versi da noi si mandano colà dove pur eglino ne mandarono, e che noi alle alte loro affezioni e perfetti giudici conformiamo i nostri a tal segno, n’esulteran molto, e a maraviglia terran tenore a quest’Invito e a questa mia lettera. Or mirate quale specie di esquisita armonia d’ingegni, di affetti, di voleri, di omaggi! Se non che duolmi che tutti si accorgeranno come venga in parte turbata, mio malgrado, da me che l’ho cerca.

Pavia, 29 aprile 1793.


A intelligenza dei nomi arcadici.

Lesbia Cidonia. — La signora contessa Paolina Secco Suardo Grismondi di Bergamo.

Diodoro Delfico. — Il signor abate Bettinelli.

Ticofilo Cimerio. — Il signor abate Bertola.

Dafni Orobiano. — Il signor abate Mascheroni.