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— Ah! non mi conoscete? — proruppe. — Perchè adunque lasciate credere che io sia vostro amante?

— Io! Io! — gridò con indignazione Maria, mentre Annetta metteva i pugni chiusi sotto il naso del giovane, esclamando inviperita:

— Signore, con chi crede di parlare? Sappia che nessuno ci ha mai tolto il rispetto e se lei non gira di largo, le darò tal lezione da ricordarsi per un pezzo di me.

Gabriele rimase fermo, impassibile.

— Non mi muoverò di qui — disse — senza aver avuto una spiegazione con vostra figlia.

Il suono della sua voce, il suo contegno energico imposero alla popolana: ella amava la franchezza, il coraggio.

— Ebbene, attenda un momento che chiudo il negozio — replicò più calma — non mi piace far sapere i fatti miei a nessuno...

Maria fissava il giovane con sguardi supplichevoli, accrescendo i sospetti di lui... Invece ella lo temeva senza sapere il perchè; una disgrazia la minacciava, ne era certa.

Pochi minuti dopo, Gabriele e le due donne si trovavano nella retrobottega, illuminata da una lucerna a petrolio. Annetta aveva offerto al giovane da sedere, ma egli rimase in piedi, appoggiato alla tavola, fissando gli sguardi ardenti su Maria, che non potè sostenerli, si sentì venir meno...

— Sapete chi sono? — chiese egli lentamente...

— No, lo ripeto, non vi conosco, — rispose tremante Maria.