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CAPITOLO SETTIMO.

Le conseguenze di un’infamia.



CChiuso nel suo studio, seduto dinanzi ad uno scrittoio, Gabriele Terzi rileggeva per la quarta volta una lettera di Adriana, chiedendosi se sognava o diveniva pazzo. La lettera diceva:

«Signore, — Quando riceverete questa mia, sarò già lungi da Milano con mio marito. I vostri calcoli con me, non sono riusciti e se ancora vi resta un po’ di coscienza, invece di mettervi alla caccia di qualche altra ricca ereditiera, sposate la vostra guantaia di Porta Vittoria, la bella Maria, che per un giovane astuto come voi, potrà recarvi molto profitto — Adriana.»

— Ah! questo è troppo — proruppe Gabriele livido, febbrile, esaltato, — Ella si prende giuoco di me. Maritata?... No, non è possibile. E chi è