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— Allora ho indovinato senza volerlo; ho scelto appunto tal numero e se volesse provarsene un paio...

Adriana acconsentì, e siccome le andavano a pennello, disse che teneva per sè tutte le scatole.

— Tanto devono servire per il mio corredo di nozze, — aggiunse sorridendo forzatamente.

— Ah! la signorina si fa sposa? — chiese con indifferenza Maria.

— Sì, e forse avrete sentito a nominare il mio fidanzato: il marchese Diego Tiani.

Maria scosse la leggiadra testa: Adriana la fissava intensamente.

— Eppure il mio fidanzato è amico intimo di un giovane, che gli ha parlato molto di voi, — aggiunse marcando le parole.

Maria trasalì, divenne pallida.

— Di me? Forse s’inganna...

— Credo di no. Quel giovane si chiama Gabriele Terzi e si dice vostro amante, — esclamò la contessina con accento ironico, mordente, perchè il dolore la rendeva quasi cattiva.

Maria alzò con alterezza il capo: il suo sembiante parve irradiato da una sublime fede...

— Gabriele non è mio amante, ma il mio sposo — proruppe con una specie d’impeto. — Fra pochi giorni dobbiamo essere uniti ed egli ha rinunziato per me ad una fanciulla ricchissima, che non amava.

Adriana dovette fare uno sforzo sopra sè stessa per non mostrare la sua straziante emozione; ma il sorriso che dischiuse le sue labbra, apparve un’orribile smorfia.