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lice. E non lo saresti cara figlia mia, se tu dessi ascolto ai sogni del tuo cervello, perchè l’uomo che la tua fantasia ti dipinge come il più nobile e leale dei cavalieri, ne è invece il più indegno.
Adriana alzò con impeto la testa, fissando gli occhi lucenti in quelli del padre.
— Parli di Gabriele?
— Sì...
— Se qualcuno ti ha parlato male di lui, è un infame calunniatore.
— Nessuno l’accusa, figlia mia: sono le sue azioni stesse che lo disonorano...
Adriana si sentì freddo al cuore.
— Che ha dunque fatto? Parla.
— Egli tiene una condotta indegna di un giovane onesto, che vuol sposare una fanciulla tua pari. Sebbene riprovassi il tuo amore per lui, feci tacere tutti i miei sogni, le mie speranze e mi diedi ad informarmi minutamente sul suo conto, a spiare tutti i suoi passi. Una voce interna mi diceva che Gabriele t’ingannava.
La fanciulla soffocò un grido.
— È una menzogna — disse, mentre il cuore le batteva con indicibile violenza.
— È la verità — ribattè il conte con voce che parve commossa. — Mentre giurava d’amarti sempre, faceva le stesse promesse ad un’altra povera giovane, che fidente in lui, gli ha tutto sacrificato.
— No, no, è impossibile, non lo credo.
Ella sentiva il sangue congelarsele nelle vene e chinava il capo per nascondere le lagrime d’ira, di dolore, che le velavano le ciglia. Ma quell’e-